mercoledì 2 dicembre 2009

Il Dio dell'anarchia

Sono in casa da solo. Non posseggo la tv. Il digitale terrestre? Una roba da sbirri,con quel termine lì,digitale,che sa tanto di impronte. Da quell'aggeggio scopriranno che trasmissioni vedi. Come sparare in testa ad un morto:perchè non ci saranno più programmi liberi. Mangio una mela. Mi piacciono le mele. Mi fanno venire in mente quella volta in Sicilia,quand'ero ragazzo. Non ricordo neanche più il dialetto,di quella terra maledetta dove sono nato. Stavo in un campo di mele con degli amici. E mangiavamo delle belle mele rosse. E'venuto il padrone. Era armato. Ha detto di lasciare immediatamente quello che avevamo rubato. Io mi sono abbassato i pantaloni e ho cacato ,lì,seduta stante. Picciriddo,ma si pazzo? Ha fatto lui puntandomi il fucile contro. Io le mele le ho mangiate,non conosco un altro modo per restituirle. Il padrone disse che ce ne dovevamo andare. Che quella terra era sua. Io dissi,come mai non ho anch'io della terra? Lui mi puntò contro il fucile. Penso che anarchici si nasce. I miei compagni scapparono via a gambe levate. Io presi un paio di mele e feci per andarmene. Il padrone del podere,tenendomi sotto tiro,disse. Ma a casa tua non c'hai da mangiare? No,risposi. Siamo vegetariani. Gente strana,siete. Io tutti i giorni mangio un bel maialetto arrostito. Alla facciazza vostra. Beh,questo si capisce. Si vede che siete cannibale,dissi. L'uomo puntò il fucile e fece fuoco. Ma l'arma non sparò. Si era inceppata. Il Dio dell'anarchia aveva provveduto. Gli operai facevano armi difettose. Perchè sapevano a chi erano destinate.

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